Scoppia la polemica in Polonia dopo un intervento dell’attrice italo‑polacca Kasia Smutniak sui diritti riproduttivi e sull’uso di simboli religiosi.
Associazioni cattoliche e politici conservatori parlano di offesa ai sentimenti religiosi, mentre dal mondo della cultura arrivano appelli alla libertà d’espressione.

Nelle ultime ore il nome di Kasia Smutniak è finito al centro di un acceso scontro culturale in Polonia. L’attrice, da anni volto di primo piano del cinema italiano e da sempre attenta ai temi civili, è stata travolta da critiche e attacchi provenienti da ambienti cattolici e da settori del fronte conservatore, dopo un intervento pubblico e contenuti social in cui ha intrecciato la questione dei diritti riproduttivi con riferimenti alla Madonna, icona fondativa dell’identità religiosa polacca. La scelta, pensata — secondo quanto emerge dai resoconti di stampa — come provocazione artistica e messaggio politico a sostegno dell’autodeterminazione delle donne, ha innescato una reazione immediata.
Secondo le ricostruzioni circolate sui media, Smutniak avrebbe accompagnato riflessioni sul diritto all’aborto a un’immagine o una citazione dal forte valore simbolico, chiamando in causa la figura mariana per denunciare la strumentalizzazione della fede nel dibattito pubblico. Il passaggio ha colpito un nervo sensibile nel Paese, dove la devozione cattolica è elemento identitario profondo e la Madonna — in particolare l’iconografia della Nera Madonna di Częstochowa — è spesso al centro di controversie quando viene rielaborata in chiave artistica o militante. In poche ore, il caso è passato dai social ai talk show, con un fiume di commenti polarizzati: chi ha parlato di blasfemia, chi ha difeso il diritto dell’arte di interrogare la società.
Reazione dalla Polonia su Kasia Smutniak
Organizzazioni pro‑life, associazioni cattoliche e alcuni esponenti della destra hanno invocato scuse pubbliche per Kasia Smutniak e valutano l’ipotesi di iniziative legali, chiamando in causa l’articolo 196 del Codice penale, che sanziona l’offesa ai sentimenti religiosi. Non sono mancati gli appelli al boicottaggio, mentre gruppi di fedeli hanno annunciato veglie “riparatrici”. Sui canali social dell’attrice si sono moltiplicati messaggi di critica, talvolta accompagnati da toni ostili, a cui si sono contrapposti migliaia di commenti di sostegno da parte di fan e attivisti per i diritti. A fare da cassa di risonanza, diversi quotidiani e radio cattoliche hanno ripreso la vicenda, inserendola nel più ampio racconto della “secolarizzazione aggressiva” che, a loro dire, minaccia la tradizione polacca.

Dal mondo della cultura, in Polonia e in Italia, sono arrivati invece messaggi di solidarietà e inviti a difendere la libertà d’espressione artistica. Registi, attrici e intellettuali sottolineano come il linguaggio simbolico sia parte integrante del dibattito democratico e ricordano altri precedenti in cui tribunali e procure polacche hanno indagato artisti e attivisti per presunte offese al sacro. Tra i casi più citati, le vicende che hanno coinvolto performer e attivisti accusati di vilipendio per reinterpretazioni di immagini sacre, segno di una tensione che periodicamente riemerge quando arte, religione e politica entrano in collisione.
Per comprendere l’eco del caso Smutniak, bisogna guardare alla cornice normativa e sociale polacca. Dal 2020, dopo una decisione del Tribunale costituzionale, l’accesso all’aborto è tra i più restrittivi in Europa: l’interruzione volontaria di gravidanza è consentita solo in caso di grave pericolo per la vita o la salute della donna e quando la gravidanza è conseguenza di un reato.
L’eliminazione della possibilità di abortire in presenza di gravi malformazioni fetali ha scatenato allora proteste di massa, guidate da movimenti femministi e da una nuova generazione di attiviste. Le tensioni non si sono mai sopite: il tema resta un campo minato politico e identitario, con un’opinione pubblica spaccata e governi che, tra promesse e compromessi, faticano a trovare soluzioni condivise. In questo scenario, ogni gesto simbolico legato alla religione e ai diritti riproduttivi ha un’alta carica incendiaria.





