Tra ferite recenti, radici antiche e frontiere vive, la mappa umana e spirituale di un paese che attende il Papa attraverso lo sguardo del vicario apostolico dell’Anatolia
Il Vescovo Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, offre una prospettiva unica sulla Turchia in attesa della visita papale.

La sua visione del Paese, una repubblica laica con una maggioranza musulmana e situata all’incrocio tra Mediterraneo, Caucaso e Medio Oriente, è arricchita dalla sua esperienza diretta. Bizzeti descrive una nazione dove la memoria delle prime comunità cristiane e la modernità si incontrano, creando un contesto complesso e in continuo cambiamento. La sua narrazione serve da bussola per capire cosa significhi oggi essere Chiesa in un luogo così ricco di storia e di sfide contemporanee.
La presenza cattolica in Turchia, sebbene esigua, è descritta come vitale e intessuta di relazioni ecumeniche e di servizio umile. Bizzeti parla di una “minoranza creativa” che vive quotidianamente l’ascolto, la cura dei poveri e l’accompagnamento dei migranti e dei rifugiati. Questa realtà rende la Turchia un crocevia di storie umane e di ospitalità concreta, soprattutto in vista dell’incontro con il Papa.
Le ferite del paese
Le ferite recenti del Paese, come il terremoto del 2023 che ha colpito duramente le comunità cristiane, sono un tema centrale nel racconto di Bizzeti. La ricostruzione, che va oltre la mera edificazione fisica, mira a ricucire il tessuto sociale e a ristabilire la fiducia nelle persone colpite dalla tragedia. La visita papale è vista come un’opportunità di vicinanza e supporto per queste comunità.

Bizzeti invita a guardare la Turchia oltre i cliché di “ponte” tra Oriente e Occidente, sottolineando la sua natura di frontiera viva. La Chiesa cattolica, in questo contesto, dialoga quotidianamente con l’Islam e cerca spazi di cittadinanza condivisa. La geografia della memoria cristiana, con luoghi come la casa di Maria a Efeso, diventa un linguaggio per il presente, capace di ispirare gesti di fraternità e cooperazione.
Infine, il Vescovo affronta le sfide globali che la Turchia si trova ad affrontare, come i movimenti migratori e le tensioni economiche. La presenza della Santa Sede è vista come un contributo alla costruzione di fiducia e alla promozione della cultura dell’incontro. L’itinerario papale, che include incontri con rifugiati, preghiere in luoghi colpiti dal sisma e dialoghi interreligiosi, è interpretato come un’opportunità per confermare la Turchia come laboratorio di pace e convivenza.
Attraverso il racconto di Bizzeti, emerge un’immagine della Turchia come luogo di dignità umana, di forza mite delle minoranze e di un futuro costruito su storie concrete e azioni di ricostruzione.