In un’epoca che esige prove concrete, la parola “miracolo” suscita ancora grande fascino e dubbi.
La Chiesa cattolica affronta la verifica di un presunto miracolo con un approccio metodico e rigoroso, che coinvolge la scienza medica, il discernimento teologico e il giudizio ecclesiale. Questo processo, perfezionato dal Dicastero delle Cause dei Santi, si distingue per la sua severità unica nel contesto delle istituzioni religiose.

La Chiesa utilizza una definizione operativa di miracolo basata sull’esperienza, focalizzandosi principalmente su guarigioni fisiche con caratteristiche ben precise: gravità della patologia, diagnosi accurata, prognosi sfavorevole, ripresa improvvisa e duratura, e l’esito alla luce delle cure disponibili. È fondamentale, inoltre, stabilire un legame tra l’evento e l’invocazione dell’intercessione di una figura spirituale in un contesto di preghiera verificabile.
Il processo inizia con la segnalazione di una guarigione straordinaria al postulatore della causa, seguita da una raccolta dettagliata di documentazione medica e testimonianze spirituali. Un tribunale ecclesiastico diocesano valuta le prove, che vengono poi inviate a Roma per ulteriori analisi.
La documentazione e cosa accade
Al Dicastero, la documentazione è esaminata sotto l’aspetto giuridico e organizzata in un dossier chiamato positio super miro. Successivamente, la Consulta Medica del Dicastero, composta da specialisti indipendenti, analizza il caso per escludere ogni possibile spiegazione naturale. Se la guarigione è giudicata “non spiegabile scientificamente”, il caso procede all’analisi teologica.

I teologi valutano il rapporto tra l’evento miracoloso e l’invocazione dell’intercessione, esaminando l’intenzionalità e la continuità della preghiera. Se anche loro si esprimono favorevolmente, la causa raggiunge la Sessione dei Cardinali e dei Vescovi del Dicastero, che sviluppa una “certezza morale” sulla base delle valutazioni mediche e teologiche. L’ultima parola spetta al Pontefice, che con il decreto super miro riconosce ufficialmente il miracolo.
Il processo è caratterizzato da una selezione rigorosa e un’attenzione alla stabilità della guarigione nel tempo. La Chiesa richiede che l’assenza di spiegazioni scientifiche sia sostanziale, dimostrando così che non contrappone fede e scienza, ma cerca una conferma da quest’ultima fino al suo limite.
È importante notare che, mentre per i martiri la beatificazione può avvenire senza miracoli, per la canonizzazione è necessario un miracolo, sia per i martiri che per i confessori, con un ulteriore miracolo richiesto per la canonizzazione di questi ultimi. In ogni fase, il metodo impiegato dalla Chiesa è caratterizzato da documentazione accurata, valutazioni collegiali e decisioni motivate, evidenziando che il riconoscimento di un miracolo serve la verità e la fede del popolo di Dio.