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Miracoli e Preghiere

Miracolo eucaristico di Lanciano, un vero e proprio atto d’amore

Nel cuore dell’Abruzzo, tra ciottoli antichi e vicoli che profumano di storia, sorge la chiesa di San Francesco, custode di uno dei racconti più suggestivi della tradizione cattolica: il cosiddetto miracolo eucaristico di Lanciano.

Una vicenda che la memoria popolare colloca nell’VIII secolo, quando un monaco basiliano, turbato dal dubbio circa la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, avrebbe visto l’ostia consacrata mutarsi in carne e il vino del calice trasformarsi in sangue.

Miracolo eucaristico di Lanciano, un vero e proprio atto d’amore (camminoneocatecumenale.it)

Da allora, quelle reliquie — una sottile porzione di tessuto e cinque grumi sanguigni — sono diventate per milioni di fedeli un segno tangibile, un vero e proprio atto d’amore che, secondo la spiritualità cristiana, Dio avrebbe riservato alla fragilità del cuore umano.

Il luogo che le custodisce nasce su un’antica area monastica nota come San Legonziano; al suo interno le reliquie sono esposte con sobria solennità: la “carne” in un ostensorio, il “sangue” coagulato in cinque piccole masse in un calice protetto. La sacralità del contesto non si esaurisce nella venerazione: negli anni è diventata trama di una comunità intera. Lanciano ha modellato intorno a questo racconto il ritmo delle sue feste, i percorsi dei pellegrinaggi, l’identità di un centro che unisce pietà popolare e accoglienza, fede e curiosità, silenzio e domande.

Il profilo storico è attraversato da attestazioni secolari, inventari ecclesiastici, ricognizioni e restauri. Ma è nel Novecento che l’interesse assume un tratto anche scientifico: negli anni Settanta, il medico anatomopatologo Odoardo Linoli, con la collaborazione del professor Ruggero Bertelli dell’Università di Siena, analizzò i reperti con metodi d’epoca. Le conclusioni, pubblicate allora, identificarono nel frammento una porzione di tessuto cardiaco umano — in particolare miocardio — e nel sangue il gruppo AB, senza rilevazione di agenti conservanti. Per chi crede, la “firma” sul cuore ha assunto un valore simbolico potentissimo; per chi osserva con distacco, resta la constatazione di reperti organici antichi conservati in modo anomalo. Entrambe le letture, tuttavia, convergono su un dato: il fenomeno ha alimentato domande e ricerca, senza pretendere che la scienza certifichi il soprannaturale, ma chiedendole di descriverne la materia.

Miracolo eucaristico di Lanciano, la tradizione popolare

La tradizione popolare, tramandata nei secoli, racconta inoltre una singolare peculiarità: le cinque coagulazioni di sangue avrebbero un comportamento anomalo nelle pesate, con risultati inattesi rispetto alle dimensioni. È un dettaglio che abita più il registro della devozione che quello della verifica sperimentale moderna; resta il fatto che quel numero, cinque, evoca simbolicamente le piaghe di Cristo e si intreccia alla catechesi, alla predicazione, alle processioni che ogni anno animano Lanciano, soprattutto nelle ricorrenze eucaristiche.

Miracolo eucaristico di Lanciano, la tradizione popolare (camminoneocatecumenale.it)

All’ombra della navata, lo sguardo dei visitatori si posa su materiali antichi e storie recenti. Arrivano famiglie, gruppi parrocchiali, curiosi, studiosi di storia delle religioni. I frati che custodiscono il santuario indicano un percorso fatto di silenzio e domande. In molti rimangono colpiti dalla sobrietà dell’allestimento: niente spettacolarizzazione, piuttosto una cornice che invita alla meditazione. C’è chi entra per gratitudine, chi per cercare consolazione, chi per capire se e in che modo un evento narrato dal Medioevo possa ancora parlare al presente. E qui torna l’immagine dell’“atto d’amore”: agli occhi dei credenti, il miracolo risponde non con un teorema, ma con un gesto che si offre alla libertà, come accade in ogni esperienza d’amore che non costringe e non dimostra, ma invita.

Il flusso dei pellegrini ha generato negli anni un indotto economico e culturale significativo: accoglienza, guide, pubblicazioni, studi, mostre. Le autorità locali hanno investito nella valorizzazione di percorsi che tocchino l’intero tessuto urbano, dall’architettura francescana alle botteghe storiche, per fare del pellegrinaggio anche un’occasione di conoscenza del territorio. Alcune scuole programmano visite didattiche nella forma del “viaggio nella memoria”, intrecciando storia dell’arte, antropologia religiosa e scienze forensi, con laboratori che spiegano cosa sia il miocardio, come avvenga la coagulazione, quale sia il ruolo dei gruppi sanguigni. È un dialogo tra saperi che, al di là della fede personale, produce alfabetizzazione culturale.

Matteo Fantozzi

Giornalista pubblicista dal 2013 è laureato in storia del cinema e autore di numerosi libri tra cui “Gabriele Muccino il poeta dell’incomunicabilità” e “Gennaro Volpe: sudore e cuore”. Protagonista in tv di trasmissioni come La Juve è sempre la Juve su T9 e Il processo dei tifosi su Teleroma 56.

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