Tra attese e preghiera, Medjugorje continua a richiamare pellegrini da tutto il mondo. Ecco cos’è il “messaggio” e perché rimane al centro della devozione popolare, tra discernimento ecclesiale e testimonianze dei veggenti.
Medjugorje (Bosnia-Erzegovina) — La cittadina dell’Erzegovina che da oltre quarant’anni è sinonimo di pellegrinaggi, conversione e preghiera torna al centro dell’attenzione dei fedeli: il “messaggio” attribuito alla Vergine Maria, che secondo le testimonianze dei veggenti viene condiviso periodicamente con la comunità, è atteso e seguito in ogni parte del mondo. Tra rosari sgranati, veglie notturne e confessioni, i pellegrini vivono l’appuntamento come un richiamo alla pace interiore e alla riconciliazione. Il cuore di questa tradizione devozionale, che alimenta la spiritualità di milioni di persone, attraversa tuttavia un orizzonte complesso, dove si incontrano la fede del popolo, il discernimento personale e la prudenza della Chiesa.

Con l’espressione “messaggio di Medjugorje” si indicano i testi che i veggenti riferiscono di ricevere dalla Madonna fin dal 1981, quando nella parrocchia di San Giacomo alcuni giovani raccontarono di avere avuto le prime apparizioni. Nel corso degli anni, secondo le loro testimonianze, i messaggi avrebbero assunto una cadenza regolare, con un contenuto che insiste su alcuni temi essenziali: preghiera quotidiana (in particolare il Rosario), digiuno, conversione del cuore, lettura della Parola di Dio, confessione frequente, Eucaristia e pace. In ambito devozionale, è speciale l’attenzione al 25 del mese, data in cui uno dei veggenti rende noto un messaggio rivolto “al mondo”. Per molti fedeli, questi testi sono una bussola spirituale: non sostituiscono la dottrina, ma invitano a viverla con rinnovato ardore, responsabilità e semplicità evangelica.
La Chiesa cattolica non ha emesso una dichiarazione definitiva sull’autenticità delle apparizioni. Negli anni sono stati avviati studi e commissioni di indagine, giunti a esiti articolati e prudenziali. Nel 2019 la Santa Sede ha autorizzato l’organizzazione di pellegrinaggi ufficiali da parte di diocesi e parrocchie, precisando che ciò non costituisce approvazione delle presunte apparizioni, ma riconosce la cura pastorale verso i fedeli che accorrono numerosi. A Medjugorje è stato quindi inviato un visitatore apostolico, con il compito di accompagnare la comunità locale e i pellegrini. È una scelta che fotografa l’equilibrio tra l’attenzione ai frutti spirituali e la necessità di un prudente discernimento. Nella prassi, sacerdoti e vescovi invitano a raccogliere eventuali messaggi come stimoli alla conversione, rimandando sempre al Vangelo, al Catechismo e alla vita sacramentale della Chiesa.
Un racconto di pace, tra vite che cambiano e silenzi che parlano
Il messaggio di Medjugorje è innanzitutto un racconto di pace: pace con Dio, con se stessi, in famiglia, nelle comunità ferite. Al Podbrdo, la collina delle prime apparizioni, e sul Križevac, il monte della grande croce, i passi lenti dei pellegrini si intrecciano con storie di perdono e ripartenza. La liturgia serale nella parrocchia, i tempi lunghi dell’adorazione eucaristica, le file davanti ai confessionali compongono il volto più concreto di questa devozione, al di là di ogni sensazionalismo. In molti testimoniano di ritrovare a Medjugorje un’alfabetizzazione alla pace quotidiana: il silenzio, la preghiera in famiglia, l’opera di carità nascosta, la sobrietà che libera. In epoca di conflitti e polarizzazioni, il lessico dei messaggi — quando invita a non temere, ad affidarsi, a pregare per la pace — incontra il bisogno di un linguaggio che ricucia.

Da anni, grazie ai canali parrocchiali e ai mezzi di comunicazione, i messaggi circolano in decine di lingue e raggiungono comunità remote. Accanto all’eco digitale, resta centrale l’esperienza “in presenza”: la salita sui sassi, la recita del Rosario al tramonto, il confronto con guide spirituali e catechisti. Non mancano le domande e le riserve, che a Medjugorje sono affrontate anzitutto invitando a esaminare i frutti: la carità verso i più fragili, la fedeltà alla Chiesa, l’obbedienza nelle piccole cose. È in questo orizzonte che la parola “pace” assume una concretezza non astratta, che passa per la cura delle relazioni e il combattimento interiore.
Ecco il messaggio di oggi:
“Cari figli! Questo tempo sia per voi tempo di preghiera per la pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”