L’acqua in bottiglia contiene microplastiche, anche quella che compri al supermercato: ecco la migliore e la peggiore marca.
Quello delle microplastiche è un tema molto sentito e preoccupante. Si tratta di frammenti invisibili che ormai sono ovunque, anche nell’aria che respiriamo o negli alimenti e nell’acqua che portiamo a tavola.

Purtroppo, infatti, anche l’acqua minerale in bottiglia contiene tante microplastiche e secondo degli studi è emerso che chi la consuma ne ingerisce molte più rispetto a chi beve acqua del rubinetto. Ecco la peggiore e la migliore marca di acqua in bottiglia da questo punto di vista, che puoi acquistare al supermercato.
La peggiore e la migliore acqua del supermercato: queste contengono microplastiche
Si pensa che l’acqua in bottiglia sia più sicura di quella del rubinetto ma secondo degli studi non è affatto così in quanto contiene molte più microplastiche. Questo è quello a cui sono arrivati i ricercatori della Concordia University di Montreal, pubblicata sulla rivista scientifica Journal of Hazardous Materials.

Gli studi analizzati hanno preso in considerazione da 8 a 280 bottiglie per volta, provenienti da 16 Paesi tra cui Italia, Francia, Germania, Stati Uniti, India, Brasile e Cina. Le tipologie di acqua analizzate erano:
- minerale naturale
- purificata
- distillata
- di sorgente
- desalinizzata
Ma come è possibile che le microplastiche finiscono anche nell’acqua in bottiglia? Ebbene la causa è da rintracciarsi nell’attrito, nell’esposizione al sole, nelle aperture e chiusure ripetute e nella compressione. Anche il tappo, soprattutto se in polietilene ad alta densità, contribuisce alla contaminazione. Ma ecco un’analisi di alcune marche di acqua in bottiglia acquistabili al supermercato.
Al primo posto si colloca Nestlé Pure Life, con oltre 10.000 particelle per litro, seguita da Bisleri (indiana), che ne contiene meno di 6000. Nel gruppo Nestlè c’è anche l’acqua San Pellegrino, prodotta in Italia che ne contiene meno rispetto ad altri marchi. La differenza la fa la qualità del packaging e dei processi produttivi. Altri grandi marchi globali come Danone, PepsiCo e Coca-Cola, mostrano valori variabili.
Il problema è allarmante in quanto le microparticelle possono avere effetti importanti sull’organismo causando disturbi respiratori, problemi riproduttivi, neurotossicità, infiammazione cronica, alterazioni del microbiota intestinale e persino a un aumento del rischio oncologico. Le nanoplastiche sono ancora peggio perché possono penetrare nei globuli rossi, nei linfonodi e in vari tessuti, accumulandosi qui.
Quindi è importante invertire la rotta stabilendo dei limiti di contaminazione e riducendo l’uso della plastica monouso scegliendo materiali più sicuri per le bottiglie. In Europa ad esempio le bottiglie devono contenere almeno il 25% di plastica riciclata e nonostante questo, siamo ancora lontani dalla soluzione.